L’Editoriale
di Beppe Vigani
Vorrei sorvolare su Milan-Juventus, sui soliti errori arbitrali. Non serve pensare male per soffrire. Lo si può fare anche per molto meno. Pensate all’interista, il quale, ad esempio, non ha più paradiso, ma solo un purgatorio che, come recita Dante nella sua Divina Commedia, è diviso in sette “cornici”, dove le anime scontano i loro peccati per purificarsi prima di accedere al Paradiso. Il peccato dell’Inter qual è: superbia, invidia, irascibilità, accidia, avarizia, prodigalità, golosità o lussuria? Vizi che, secondo il “Divino poeta” non meritano l’Inferno, ma sono da punire. Inter-Catania non può essere la partita che deciderà la stagione. Né il capolinea di Claudio Ranieri: bensì l’ennesimo bivio di una strada che sembra ancora chiusa. Dall’inizio del campionato si rincorrono gli aggettivi per questa squadra che solo ventun mesi fa era campione d’Europa e poco più di un anno fa vinceva il Mondiale. Piuttosto, come ha fatto a ridursi così, nonostante se ne sia andato via Eto’o? Non può essere la dipartita del camerunese l’unico motivo per una stagione così scellerata: c’è ben altro. L’arrivo di un allenatore apparentemente inadatto e mai supportato (del resto era successo anche a Benitez), l’acquisto di giocatori sopravvalutati o troppo giovani per poter far subito la differenza, molti protagonisti del “triplete” sono apparsi svuotati e logori, dopo anni di soddisfazioni, ma con motivazioni al lumicino e, forse, un progetto che non sembra convincere alcuno. Qualche tifoso perdona, per riconoscenza alla famiglia Moratti (papà Angelo e figlio Massimo), ma molti sono inferociti per tutta questa confusione che sta regnando attorno alla società. La sconfitta col Marsiglia non ha fatto che esacerbare gli animi, già visibilmente contrariati dei supporter, che vedono nel prosieguo in Champions League la salvezza della stagione. I numeri sono tutti negativi, non resta che aspettare momenti migliori per analizzare con più tranquillità un’annata che solo immaginarla così brutta si faceva peccato. |